Serpeggia un certo scetticismo verso l’efficacia dei vaccini in Sicilia. Lo dimostra l’11esima posizione, su 21, in cui si è posizionata l’Isola sulla piattaforma Microsoft Power BI aggiornata ad oggi, 4 gennaio.
Nonostante la disponibilità dei vaccini, solo una piccola fetta di siciliani è stata vaccinata. O tra gli stessi operatori sanitari, la categoria a cui è indirizzata gran parte delle somministrazioni di questa fase iniziale, oppure c’è qualcosa ancora da rodare nel sistema sanitario regionale, come la mancanza di personale sufficiente per velocizzare la vaccinazioni, e di mezzi per la distribuzione da Palermo alle altre provincie.
Sul primo punto l’assessore alla Salute Ruggero Razza propone lo “stop ai viaggi o ai luoghi pubblici per chi non lo fa”: una mossa che salva così la libertà del singolo, rendendogli però la vita un inferno. Non ti vaccini, ma resti chiuso in casa. Ma saranno misure che potranno intervenire semmai in una seconda o terza fase, direttamente a livello nazionale, quando ci saranno dosi per tutti e ogni cittadino si potrà scegliere: la platea di chi è chiamato all’iniezione è ancora ristretta a medici, infermieri, specializzandi, anziani ospiti delle case di cura e riposo e personale che vi bada. Chi non rientra in queste categoria, pur volendo vaccinarsi, è escluso e dunque al momento non ha senso imporre restrizioni. E comunque i No Vax, che restano una minoranza nel Paese, non si annidano certo in queste categorie ma appartengono in media a strati sociali più giovani e meno istruiti.
E’ sul secondo punto, negli ingranaggi dell’apparato di somministrazione e distribuzione, che andrebbero quindi ricercate le lungaggini patite l’Isola rispetto ad altre grandi regioni. Una finestra sulla mala gestione l’hanno già spalancata il pasticciaccio brutto dell’Asp di Palermo, che ha messo incredibilmente alla porta la famosa “prima linea”, medici di base e pediatri, per vaccinare prima i dipendenti interni dell’azienda, inclusi gli impiegati amministrativi in smart working. E poi la vicenda dei furbetti “salta-fila”: dopo i 6 universitari di Messina, messi in lista pur non essendo fra le fasce a rischio, sono usciti fuori nuovi casi di vaccinazioni extra, che hanno scavalcato le graduatorie imbucandosi nelle code grazie alle loro amicizie. Tra loro rettori, professori manager e primari di reparti non-Covid e medici in pensione. Non proprio un bell’esempio. Ora pare che le autorità sanitarie si siano decise a chiedere l’autocertificazione per mettere ordine, ma chissà che alla fine non sia stata proprio l’ombra dello scandalo ad aver dato l’accelerata negli ultimi giorni e a mettere in moto la macchina dei vaccini sui giusti binari.