Una struttura, finanziata con fondi europei, nata con l’obiettivo di far crescere sui Nebrodi la filiera del suino nero ma che non è mai andata a regime e ora rischia di capitolare definitivamente. Uno scandalo annunciato, viste le condizioni in cui oggi si trova il cosiddetto prosciuttificio di Galati Mamertino potenzialmente in grado di lavorare fino a 5mila prosciutti ma oggi ridotto in condizioni minime anche per le difficoltà di vario genere del Consorzio Terre dei Nebrodi che ne ha avuto la gestione sin qui, non esclusa la difficoltà finanziaria anche per debiti accumulati nei confronti del Comune. Insomma un fallimento per un impianto pilota destinato ad attività di ricerca, sperimentazione e valorizzazione delle produzioni di salumi derivanti dalla trasformazione delle carni di suino nero dei Nebrodi.
Al fallimento oggi si aggiunge anche il giallo. E lo si evince da una lettera inviata dal sindaco Nino Baglio al direttore generale dell’assessorato regionale all’Agricoltura Gaetano Cimò e per conoscenza a Calogero Ferrantello, dirigente del servizio 5 (Ricerca, assistenza tecnica e diviulgazione agricola) dello stesso assessorato. Una missiva inviata oggi che fa seguito a una quasi identica lettera inviata all’assessorato quasi tre mesi fa (il 6 novembre): “In questi tre mesi abbiamo registrato ulteriori disagi – dice il sindaco – e forti precarietà gestionali dell’impianto anche dal punto di vista igienico sanitario, assolutamente non rispondente alle richieste dell’utenza di settore che registra situazioni di disagio anche dal punto di vista economico, costretta a rivolgersi ad altri centri di lavorazione carni che comportano una forte lievitazione dei costi”.
Il richiamo del sindaco alla lettera del sei novembre è costante: “Come abbiamo evidenziato – scrive il primo cittadino di Galati – purtroppo presso questo Ente, quale proprietario del sito, non risultano documenti relativi all’affidamento, alla gestione, al funzionamento e all’attività sin oggi espletata nel sito, tranne essere a conoscenza informalmente, di un affidamento della gestione a Consorzio di privati, senza aver mai registrato un interfaccia con questa amministrazione”.
Un fatto di gravità estrema. Il Comune, in pratica, non è in possesso della convenzione che a suo tempo dovrebbe essere stata (il condizionale a questo punto è d’obbligo) firmata tra l’amministrazione comunale e il rappresentante legale del Consorzio. E la domanda che tutti si fanno oggi è questa: “A che titolo dunque il Consorzio afferma di avere in gestione il sito?”. Un giallo in piena regola. L’amministrazione comunale comunque è intenzionata a fare chiarezza: “Appare improcrastinabile attivare ogni determinazione di competenza di codesto assessorato – scrive il sindaco – ivi compreso, se necessario, un intervento ispettivo, di verifica e controllo. In qualità di sindaco, in nome e per conto dell’Ente che rappresento, dichiaro sin da ora la disponibilità a ricercare soluzioni percorribili anche in eventuale a apposita conferenza di servizi da tenere presso questo ente”. Spiega ancora il primo cittadino: “E’ intenzione dell’amministrazione che io guido di implementare e integrare l’attività del centro con iniziative ulteriori rispetto a quelle originariamente individuate e che si rendano necessarie per l’effettivo conseguimento degli obiettivi di sviluppo nei settori di comune interesse, consapevoli che le potenzialità del centro permettono di dare risposte concrete e positive all’intera utenza regionale e nazionale, sapendo che si tratta dell’unico impianto d’avanguardia presente sul territorio, peraltro attiguo al neo incubatore di imprese del settore agroalimentare”.