Sono tornate le castagne in Italia
Gli ultimi 10 anni sono stati difficili per le castagne perché il cinipide – l’insetto arrivato dalla Cina – aveva attaccato migliaia di alberi in tutta Italia mettendo a serio rischio la produzione. Quest’anno per la prima volta – secondo le stime Coldiretti – ci sarà un aumento del 25% a livello nazionale che genererà un volume compreso tra i 25 e i 30 milioni di chili. Una buona notizia per le tavole autunnali, anche se la produzione è ancora la metà rispetto a quella del 2008.
ll ‘drycosmus kuriphilus’, comunemente noto come cinipide del castagno o cinipide galligeno del castagno o vespa del castagno è un insetto fitofago detto galligeno perché determinla comparsa di ingrossamenti tondeggianti, detti galle, sui germogli e sulle foglie delle piante colpite. È in questo modo che la sua larva compie il ciclo vitale.
Nel momento in cui attacca la pianta del castagno causa un veloce deperimento, arresta la crescita vegetativa e provoca una riduzione della produzione dei frutti. Per contrastare un insetto criminale e assassino (di castagni) è stato utilizzato un ‘bounty killer’ della stessa specie. Nel 2009 nel Cuneese è stato introdotto ‘torymus sinensis’, un naturale antagonista del dannoso insetto cinese e si è rivelato l’arma perfetta per difendere i castagni in Piemonte (35 mila quintali di raccolto stimato per il 2017), dove ormai è stato sconfitto.
A livello nazionale, sono 34mila le aziende agricole che, tra le altre attività, producono castagne, su una superficie pari a oltre 750mila ettari di boschi. “In Campania, la regione di maggior produzione in Italia, ci aspettiamo un vero boom, con un incremento del 40% rispetto a dieci anni fa – dice Caterina Isabella, responsabile regionale Coldiretti -. La Castagna Igp di Serino e il Marrone di Roccadaspide Igp torneranno protagonisti delle sagre autunnali”.
Un po’ ovunque sta migliorando lo stato di salute di quello che Giovanni Pascoli chiamava ‘l’italico albero del pane’. Alla Cooperativa agricola di Vallerano, Canepina e dei Monti Cimini, in provincia di Viterbo, si aspettano un raccolto pari a un quinto di quello medio registrato prima della malattia delle piante ma, dopo un 2016 in cui la produzione era stata praticamente nulla, si tratta di un buon risultato, dovuto soprattutto al ‘lavoro’ del torymus.
Nelle aree in cui è stato utilizzato dopo, oggi cominciano ad arrivare i primi risultati. E’ il caso di Veneto e Lombardia, mentre restano in difficoltà Toscana, Emilia Romagna e Calabria. “Semplicemente perché sono partite più tardi – interviene Carlo Ricci, entomologo dell’Università di Perugia -. Il cinipide che ha colpito i castagni è solo una delle 3 o 4 specie nuove di insetti che ogni anno arrivano accidentalmente nell’area del Mediterraneo e che si possono rivelare pericolose per le nostre colture: contro questi parassiti, la lotta biologica spesso si rivela vincente, e quando anche sia necessario utilizzare prodotti chimici, le severe normative Ue impongono limiti e controlli frequenti per evitare rischi alla salute dei consumatori”.
Se il cinipide non fa più così paura, adesso è la mancanza di pioggia a creare seri problemi alle piante. “Se non pioverà entro un mese, molti alberi moriranno – spiega Vanni Nasi, castanicoltore di Gambasca, in Valle Po -. Senz’acqua, le poche castagne che riusciremo a raccogliere sono rimaste molto piccole e di minore qualità”. Per Lorenzo Bazzana, responsabile economico Coldiretti, “ci sarebbe stata una produzione ancora maggiore senza la siccità: questo inciderà sulle quotazioni, così come l’import”.