Si torna a scavare a Troina nell’area della “Catena”. I lavori, disciplinati da una convenzione tra il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina e il Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale, riprendono sotto la guida della professoressa Caterina Ingoglia, docente di Metodologia della ricerca archeologica, dopo una lunga interruzione.
“La Regione, attraverso i parchi archeologici e le soprintendenze della Sicilia – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – continua a investire sulla ricerca, nella consapevolezza che la Sicilia ha ancora numerosi tesori nascosti e che proprio le campagne di scavi archeologici possono rafforzare l’attrattività dei nostri siti, incrementando le presenze dei visitatori anche fuori dai periodi di maggiore affluenza. La stagione che ho definito ‘primavera dell’archeologia’ in Sicilia, non si ferma, con cantieri di scavo in tutte le province dell’Isola. La ripresa della campagna a Troina dopo anni di interruzione, testimonia l’attenzione del Governo regionale verso le aree interne della Sicilia, dove sono in corso numerose iniziative di valorizzazione dei beni culturali a partire dalle quali sarà possibile programmare un rilancio del territorio”.
Quella avviata da qualche giorno è la quarta campagna di scavo diretta da Caterina Ingoglia che, con la collaborazione di numerosi studenti presenti nel team di ricerca, ha portato in luce un importante, e fino ad ora sconosciuto, palinsesto della storia di Troina. Oltre a una struttura imponente di età ellenistica, di cui ancora non è stata identificata la funzione, sono venuti in luce ambienti di età romana/tardo antica e una chiesa alto-medievale con l’annesso cimitero di tombe, per lo più in cassa litica. Altre tombe in nuda terra appartengono, invece, a una fase più recente, post-medievale, in cui l’area divenne cimitero del vicino Convento dei Carmelitani.
Troina, proclamata da Ruggero I Capitale della Contea di Sicilia, ha un’origine molto antica. Gli scavi precedentemente effettuati, infatti, hanno restituito reperti databili all’età ellenistica quando fu eretta una cinta muraria di straordinaria potenza strategico-militare e venne costruita una città, organizzata con i propri edifici pubblici, cui si sovrappose, in epoca romana, un’altra città, diversamente organizzata, di cui sono state messe in luce alcune abitazioni.
“In quest’ultimo anno e mezzo – dice il Direttore del Parco archeologico della Villa del Casale, Liborio Calascibetta – abbiamo effettuato interventi importanti su tutti i siti del Parco per migliorare la qualità dei servizi e l’attrattività dei luoghi: importanti interventi nelle aree monumentali di Piazza Armerina e della Villa del Casale, l’apertura del Museo Trigona dopo decenni di aspettative deluse, la valorizzazione dell’area archeologica di Piazza Armerina attraverso il BarbabluFest promosso dall’Assessorato dei Beni culturali sono tutte iniziative che danno nuovo smalto e vitalità al territorio”.