E’ arrivata ieri la sentenza del Giudice Vincenzo Mandanici, del Tribunale di Patti, che, accogliendo la richiesta del rito abbreviato, condanna a due anni, due mesi e venti giorni di reclusione Giuseppe Antonio Dimaggio per violenza privata e lesioni personali volontarie ai danni di Nunzio Giambelluca, assistito dall’avvocato Angelo Tudisca.
I fatti risalgono al luglio 2019 quando Giuseppe Antonio Dimaggio – intorno alle ore 22 nei pressi dello svincolo autostradale di Tusa – alla guida della sua Fiat 127, secondo la ricostruzione degli organi inquirenti, tentò d’investire, con la propria autovettura, il Giambelluca, urtando violentemente lo stesso e causandogli una lesione personale con politraumi per una prognosi totale di 20 giorni. Fatto aggravato dall’essere stato commesso per abietti e futili motivi e in circostanze e luoghi tali da ostacolare la privata difesa, ovverosia una strada sterrata recintata priva di vie di fuga.
Inizialmente al Di Maggio, difeso dall’avvocato Santino Trovato, era stato contestato il reato di tentato omicidio, poi derubricato in violenza privata aggravata e lesioni personali aggravate, per i quali il PM aveva richiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione.
Il tusano, Giuseppe Antonio Dimaggio, compare come imputato anche nel processo Alastra, che vede interessati 13 indagati, nell’ambito dell’omonima inchiesta, che il 30 giugno 2020 portò al fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, 11 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento.
Nell’udienza fissata per il prossimo 10 settembre, presso il Tribunale di Termini Imerese, Dimaggio dovrà difendersi dall’accusa di minaccia, in concorso con Giovacchino Spinnato e Giuseppe Scialabba, sempre a danno di Nunzio Giambelluca. A Finale di Pollina, tra il gennaio e febbraio 2018, mediante minaccia, appunto, consistita nell’appoggiare un pacchetto di fiammiferi nella tanica di benzina (previamente forzata ed aperta) dell’autovettura della vittima, i tre accusati – da quanto emerge dall’ordinanza di fermo – avrebbero posto in essere, e diretti in modo non equivoco, azioni criminose per costringere il Giambelluca a recedere dalle pretese azionate nei confronti di Dimaggio con il giudizio civile instaurato per la regolamentazione dei confini e la dichiarazioni dei diritti dei proprietari dei fondi limitrofi.